Nel cuore della Napoli rinascimentale e barocca, il Monastero di Santa Maria del Parto, fondato nel XVI secolo dal poeta e uomo di corte Jacopo Sannazaro, svolse un ruolo di rilievo non solo religioso e culturale, ma anche economico. Attraverso i registri dei Banchi pubblici napoletani – le antiche istituzioni finanziarie della città – sono stati rintracciati antichi conti correnti intestati al monastero, che testimoniano una vivace attività economica legata alla costruzione e alla realizzazione di opere d’arte per la chiesa e il complesso monastico.

Questi conti, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli, documentano transazioni, pagamenti a maestranze, artisti, scalpellini e decoratori, oltre all’acquisto di materiali pregiati come marmo, legno intagliato e pigmenti per affreschi. In essi si legge la storia “economica” dell’arte: il monastero, infatti, non solo custodiva importanti opere artistiche, ma era anche committente attivo di decorazioni sacre e interventi architettonici, finanziati attraverso i depositi nei Banchi pubblici.

I Banchi pubblici napoletani: una banca ante litteram

Banchi pubblici di Napoli, attivi tra il XV e il XVIII secolo, rappresentano una delle più straordinarie espressioni della finanza premoderna in Italia. Nati inizialmente come istituzioni di carità (come il Banco della Pietà), si evolsero rapidamente in veri e propri istituti di credito pubblici, gestiti in modo laico o da ordini religiosi, con la funzione di custodire depositi, garantire prestiti, emettere lettere di cambio e tenere contabilità per enti ecclesiastici, privati e corporazioni.

Tra i più noti vi erano:

• Il Banco di Sant’Eligio, il primo a essere fondato nel 1539;

• Il Banco di San Giacomo, particolarmente attivo nei prestiti pubblici;

• Il Banco del Popolo, orientato alla piccola clientela;

• Il Banco di Santa Maria del Popolo.

Questi banchi erano una risposta concreta alla crescente necessità di servizi finanziari in una città in forte espansione economica e sociale. Erano considerati affidabili perché spesso erano legati a istituzioni religiose o all’autorità cittadina. La loro peculiarità era la scrittura in conto corrente, ovvero il sistema secondo cui le transazioni venivano annotate in registri ufficiali, rendendo sicuri i trasferimenti di denaro anche senza l’uso di moneta contante.

Un sistema economico al servizio dell’arte

Il legame tra il Monastero di Santa Maria del Parto e i Banchi pubblici evidenzia un modello di circolazione del denaro al servizio dell’arte e della spiritualità. Le commissioni artistiche, i lavori di ampliamento della chiesa, le decorazioni e persino la manutenzione degli spazi liturgici venivano tracciati con precisione nei libri contabili dei banchi. Questo sistema non solo garantiva la trasparenza dei flussi finanziari, ma creava una memoria scritta dell’investimento artistico della comunità religiosa.

Oggi, grazie allo studio di questi antichi conti correnti, è possibile ricostruire la genesi materiale e finanziaria di capolavori spesso anonimi, restituendo un volto concreto alla grande stagione artistica napoletana e all’intelligenza economica degli ordini religiosi che la promossero.